🧠 “Non stiamo crescendo campioni, ma esseri umani”: il vero ruolo dello sport giovanile
“L’obiettivo principale dello sport giovanile non è creare campioni, ma persone migliori.” — Allenatore Anonimo (ma saggio)
Nel mondo dello sport giovanile, si sta diffondendo una mentalità che rischia di compromettere il benessere e lo sviluppo dei bambini: quella dell’allenatore che punta tutto sulla vittoria. Ma lo sport, in età evolutiva, dovrebbe essere un terreno fertile per la crescita personale, non un campo di battaglia.
⚠️ Il culto della vittoria: quando l’agonismo soffoca l’educazione
Allenare bambini non significa gestire una squadra professionistica. Eppure, alcuni allenatori si comportano come se fossero in Serie A:
- Gridano dalla panchina, come se ogni errore fosse imperdonabile.
- Mettono in campo sempre gli stessi, ignorando chi ha meno talento.
- Misurano il successo solo con il punteggio, dimenticando che ogni bambino ha un percorso diverso.
Questo approccio può generare:
- Ansia da prestazione: i bambini iniziano a temere l’errore più che a cercare il miglioramento.
- Perdita di autostima: chi non viene valorizzato si sente “scarso” e si allontana dallo sport.
- Abbandono precoce: molti smettono di praticare sport perché non si divertono più.
🧭 Lo sport come palestra di valori
Lo sport è uno strumento potentissimo per educare. Se gestito con sensibilità, può insegnare:
- Il rispetto delle regole e degli altri
- La gestione delle emozioni, anche negative
- La capacità di collaborare e comunicare
- La resilienza: imparare a rialzarsi dopo una sconfitta
Un bambino che impara a perdere con dignità sarà un adulto capace di affrontare le sfide della vita con equilibrio.

L’energia positiva di un allenatore che crede nel gruppo trasforma ogni sconfitta in un’occasione di crescita. Lo sport giovanile è prima di tutto condivisione, entusiasmo e fiducia.
👨🏫 L’allenatore come mentore
L’allenatore ha un ruolo cruciale: è un punto di riferimento, un educatore, un esempio. Non dovrebbe chiedersi “Come posso vincere?”, ma “Come posso aiutare ogni bambino a crescere?”.
- Deve ascoltare, non solo dirigere.
- Deve valorizzare tutti, non solo i più forti.
- Deve creare un ambiente sicuro, dove ogni bambino si senta parte del gruppo.
📌 Un esempio concreto
Un esempio emblematico? Michael Jordan. Oggi è considerato uno dei più grandi sportivi della storia, ma da ragazzo le cose erano molto diverse. Quando frequentava il liceo, fu scartato dalla squadra di basket della scuola perché ritenuto troppo basso e poco promettente. Al suo posto fu scelto un compagno più alto.
Jordan tornò a casa in lacrime. Ma invece di arrendersi, si allenò ogni giorno, con una determinazione feroce. Quell’esclusione fu la scintilla che accese il fuoco dentro di lui. Anni dopo, non solo entrò nella squadra, ma divenne una leggenda.
Questa storia ci insegna che:
- Il talento può sbocciare tardi
- Le esclusioni non devono spegnere la passione
- Un allenatore lungimirante dovrebbe vedere oltre il momento presente
Come Jordan, tanti bambini hanno bisogno di tempo, fiducia e stimoli. Se un allenatore punta solo alla vittoria immediata, rischia di spegnere il futuro di un campione.
💬 Conclusione: cambiamo prospettiva
Allenare significa formare persone, non solo atleti. Se un bambino lascia lo sport perché si sente escluso, abbiamo fallito.
Lo sport giovanile non è una corsa al podio, ma un viaggio di crescita. Ogni bambino che entra in campo porta con sé sogni, insicurezze, entusiasmo e fragilità. Pensare solo alla vittoria significa ignorare tutto questo. Significa perdere l’occasione di educare, ispirare e costruire.
Un allenatore che sa guardare oltre il risultato è un costruttore di futuro. È colui che accende passioni, che insegna a rialzarsi dopo una caduta, che fa sentire importante anche chi non segna mai. È colui che lascia un segno nella vita, non solo nello sport.
E allora, chiediamoci: vogliamo bambini che vincono oggi o adulti che sanno affrontare la vita domani? Vogliamo una squadra imbattibile o un gruppo di ragazzi felici, motivati e uniti?
La risposta, se guardiamo con il cuore, è semplice. Lo sport giovanile deve essere un luogo dove si cresce, si sbaglia, si ride, si impara. Dove ogni bambino, indipendentemente dal talento, sente di avere un posto. Perché solo così, alla fine, vinciamo tutti.
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