Non è detto che il leader debba essere per forza un duro. Io lo sono, ma conosco grandissimi allenatori che hanno un altro modo di approcciarsi ai giocatori con gli stessi risultati !

(video estratto da YouTube)

Il leader per eccellenza, l’uomo prima dei titoli, non possiamo non parlare di uno dei più grandi allenatori del presente e del passato: Julio Velasco.

Non so quanti di voi conoscono Julio Velasco, ma consiglio vivamente a tutti di proseguire questa lettura e approfondire questo grande personaggio che ha fatto dell’essere uno stile di vita.

Tralasciando la sua infanzia, (che consiglio di spulciarla con attenzione), Velasco ( 09-02-1952 nazionalità Argentina), per chi non lo conoscesse, e’ stato ed e’ ancor oggi, uno degli allenatori più vincenti della pallavolo e non solo in questo sport https://it.wikipedia.org/wiki/Julio_Velasco.

Oltre che per le sue doti, e” stato un vincente grazie alla sua forte leadership, grande mentalità e una chiara visione di ciò che voleva raggiungere per se e per gli altri.

«Quello che non funziona, soprattutto con i giovani, è chi vuole essere ciò che non è. Perché gli altri se ne accorgono subito, cominciano a grattare, scoprono che sotto la superficie non c’è sostanza e ci ridono dietro. cit. Julio Velasco

Pallavolo, Julio Velasco: «Basta stupidaggini sui giovani trattati come un problema, meritano fiducia» - L'intervista - Open

Sul tema della leadership, Velasco ci si sofferma in diverse interviste, venendo invitato come oratore anche in diversi congressi, per esporre le sue idee al riguardo.

Avete mai sentito dire che gli alzatori non parlano dell’alzata?

Bè se non l’avete mai sentito, ascoltate il video di seguito e capirete bene di chi stiamo parlando e non credo ci sia altro da aggiungere.

(video estratto da YouTube)

Io lo definisco il mangiatore di alibi, è si, infatti, il principio della sua filosofia è “Zero alibi” !

In poche parole, il concetto si basa sul fatto, che in caso di sconfitta, non bisogna incolpare niente e nessuno; ma riconoscere la bravura degli avversari e capire dove ogni singolo può migliorare anche lì dove non è responsabile di una determinata situazione.

Grazie a questa sua forte mentalità, è riuscito a portare la nazionale italiana di pallavolo sul tetto del mondo.

Calcolando che i nostri azzurri non erano mai stati così in alto prima di allora, venendo definiti anche ” La squadra del secolo”.

(video estratto da YouTube)

Personalmente, ho approfondito moltissimo il nostro mister Velasco con grande passione e attenzione, cercando di andare nel profondo del suo modo di pensare e fare mio tutto ciò che ho valutato utile nel campo manageriale e devo dire che ho utilizzato con successo molti dei suoi spunti.

Peccato, che nei corsi che ho affrontato nel mio percorso di allenatore, questi spunti non vengano neanche menzionati minimamente, cosa che secondo la mia personale opinione, sarebbero perfetti come materia di riflessione e confronto nell’ambito sportivo e non solo.

Il vero talento ce l’ha chi ha capacità di apprendimento e la mantiene nel tempo. cit.  Velasco

A dimostrazione di quanto sono forti le sue idee, lo da il fatto che sia riuscito ad ottenere successi ovunque sia andato, partendo dalla pallavolo maschile e femminile arrivando anche nel calcio con il ruolo di Direttore Generale nella SS Lazio.

Quindi mettendo da parte il mio entusiasmo e stima per lui, possiamo concludere dicendo che quando le persone fanno seguire i fatti alle parole, bisogna stare muti, drizzare le orecchie, sgranare gli occhi ed imparare.

Julio Velasco sciapò

 

Allenare non è una scienza, è un’arte. Ci sono contenuti scientifici, ma è un’arte. La parola chiave è equilibrio: tra autorità e comprensione, per esempio. Non trovi mai un punto giusto, è una ricerca continua, devi essere motivato. Sei un po’ come un attore comico: quando si apre il palcoscenico devi far ridere, qualunque cosa ti sia capitata prima. Tu crei emozioni, non trasmetti solo nozioni: e questo va allenato, perché c’è anche un’intelligenza emotiva. Se sei pessimista, fare l’allenatore è quasi impossibile. L’ottimismo serve. Il che non significa pensare che se facciamo tutto benissimo vinciamo di sicuro: c’è anche l’altra squadra. Non basta fare le cose bene, dobbiamo farle meglio degli altri.