Donne e sport, una conquista attesa anni!

Tra le tante assurdità del passato, possiamo trovare anche di quanto sia stato difficoltoso per le donne affermarsi e farsi spazio nel mondo sportivo, infatti  esse erano  quasi sempre fortemente discriminate e messe da parte.

Fino ad inizio ‘900 ad esse non era permesso partecipare a moltissime competizioni, considerate solo ed esclusivamente per uomini, in quanto la donna considerata debole, troppo emotiva e poco competitiva.

Quindi diciamo che il secolo passato è stato davvero rivoluzionario per tutte le sportive, con una grande rivalutazione del mondo femminile atletico, anche se ci è voluto diverso tempo, basti pensare che solo dalle Olimpiadi del 2012 alle donne fu permesso di partecipare a tutte le discipline, dalla ginnastica al pugilato.

Dai ammettiamolo, a quanti di noi maschietti sarà capitato di commentare quando associamo una donna a sport un pò più cruenti con un: ma questo è per uomini, non è da femminucce.

In fondo credo che a quasi la maggior parte delle persone abbia pensato questo, come in modo ignorante ho fatto anche io,  purtroppo si,  siamo una mentalità fortemente arretrata, ma per fortuna, almeno per la mia esperienza personale, ho avuto modo di ricredermi, non solo documentandomi e quindi ampliando un pò le vedute, ma anche constatando di persona, quanto possono essere competitive le donne nello sport partendo già dall’età adolescenziale.

Pensateci un attimo, prendo come esempio lo sport al quale dedico buona parte del mio tempo, in modo di dare un’idea più concreta; partiamo dalle scuole calcio femminili che sono davvero poche, e la maggior parte delle bambine che voglio giocare a pallone incontrano il loro primo ostacolo, devono  inserirsi in quelle maschili altrimenti sono costrette rinunciare.

Quindi passato il primo paletto dell’inserimento, ne trovano subito un altro, ossia il contesto contesto, si trovano subito a misurarsi in un mondo dove la prevalenza dei bambini sono maschi, per la maggior parte delle volte più forti fisicamente e dove tutti i riferimenti e idoli da seguire sono maschili, quindi già in piccola età devono adattarsi e competere per essere accettate in contesti più difficoltosi, per questo col crescere riescono a plasmare una mentalità  combattiva superiore secondo me  a quella maschile.

Col passare degli anni però, anche le donne si sono ritagliate il loro spazio, demolendo qualsiasi tipo di stereotipo, infatti hanno dimostrato di poter non solo competere, ma anche eccellere  in ogni tipo di disciplina, basti pensare a campionesse nelle più svariate categorie, come ad esempio Carolina Morace nel calcio, Sara Cardin nel karate , Federica Pellegrini nel nuoto, Elena Delle Donne nel basket e via dicendo con una lista lunghissima.

Oltre alla loro combattività è importante ricordare anche chi ha dato il via a questa questa rivoluzione iniziata nel 1967 da Kathrine Switzer http://it.wikipedia.org/wiki/Kathrine_Switzer , che per riuscire a partecipare alla maratona di Boston (a quei tempi erano ammessi solo gli uomini), si dovette iscrivere sotto falso nome, o meglio, modificandolo.

E’ si, infatti si iscrisse con il cognome e inserì solo le iniziali del nome, in modo da non attirare l’attenzione dei giudici e riuscire a parteciparvi.

Purtroppo durante la gara dopo solo 3 Km i giudici se ne accorsero, e intervennero bruscamente, inseguendola e strattonandola, cercando di tirarla via con la forza, cosa però non riuscita grazie all’intervento del suo ragazzo che la liberò e le fece continuare la gara fino alla fine.

Fu proprio quel gesto dei giudici che diede inizio ad un Movimento Di Opinione che portò all’ammissione delle donne alla maratona di New York nel ’71 e nel 1972 proprio a quella di Boston, fino in seguito all’ammissione ai giochi olimpici.

Pensate che nel 2017 in occasione del cinquantenario della maratona di Boston, la Switzer ne prende parte all’età di 70 anni con lo stesso identico numero sulla casacca di quando ne partecipò la prima volta, il 261.

L’organizzazione per onorarla, da quel giorno, ne ritirò definitivamente la pettorina.

Il momento in cui l’atleta fu strattonata (video estratto da You Tube)

Prima ancora dell’ eroina Kathrine è importante ricordare negli anni del pieno Fascismo, le imprese di Ondina Valla ( nome di battesimo Trebisonda Valla) http://it.wikipedia.org/wiki/Ondina_Valla .

Talento precoce, infatti  giovanissima, all’età di 13 anni  era già un talento dell’atletica leggera.

Negli anni a venire entrò nel giro della nazionale e convocata alle Olimpiadi del ’32 a Los Angeles, ma purtroppo sia l’opposizione della madre, sia quella del vaticano, (che non vedevano cosa buona che una donna facesse parte di una spedizione completamente maschile) non le fu’ permesso di parteciparvi.

Opposizione invece non riuscita quattro anni più tardi a quelle di Berlino, dove ebbe gran successo ed enorme visibilità.

Di fatti anche il Governo Fascista contrario alla sua partecipazione, dopo il grande clamore dell’atleta femminile, ne sfruttò l’immagine per la propria propaganda politica, anche perché Ondina continuò nei suoi successi.

Penso che in quel periodo riuscire ad affermarsi soprattutto per una donna era davvero qual cosa d’impensabile e rivoluzionario.

Al suo ritiro dalle competizioni le fu’ rubata la medaglia d’oro ottenuta a quelle Olimpiadi, ma in seguito la Federazione le consegnò una riproduzione nella memoria di quella vittoria.

Intervista a Ondina Valla ( video estratto da You Tube)

Quindi, la prossima volta che ci capiterà di vedere una donna fare sport, faremmo bene a non sottovalutarla, ma provare a pensare agli ostacoli che ha dovuto affrontare prima di mettersi in gioco e con quale determinazione lo ha fatto.