XXI Secolo e ancora si sente parlare di razzismo!

E’ incredibile come ancora oggi, nel XXI secolo, ossia anno 2020, ancora si sentono storie di razzismo.

Ne sentiamo ovunque, bianchi contro neri, rossi contro bianchi, gialli contro rossi e via dicendo, ma è possibile che questa piaga ancora non è stata debellata.

Ancora è vivo questo genere d’ignoranza, ma quando capiremo che le persone sono tutte uguali e non è il colore della pelle che fa buoni o cattivi.

Pensate che anche nello sport i casi di razzismo sono tantissimi, e non solo nel professionismo, infatti spesso avvengono episodi anche in campionati giovanili, http://www.cronachediordinariorazzismo.org/sport-e-razzismo-ce-davvero-qualcosa-che-non-va/ , quindi oggi parleremo di storie straordinarie, di battaglie vinte da sportivi, quando tutto e tutti erano contro di loro, quando per un nero una vittoria non era solo una semplice competizione.

Non possiamo non iniziare questa rubrica senza nominare il grande James Cleveland Owens, detto anche Jesse Owens, che vinse ben quattro medaglie d’oro alle olimpiadi di Berlino nel 1936, proprio sotto gli occhi di Adolf Hitler. (https://it.wikipedia.org/wiki/Jesse_Owens#:~:text=James%20Cleveland%20Owens%2C%20detto%20Jesse,fu%20la%20stella%20dei%20Giochi.)

Pensate in quegli anni quanto potesse essere dura per un afro-americano ottenere un successo, per lo più sotto gli occhi di uno dei dittatori nazisti più cruenti della storia; addirittura Owens dopo la sua quarta vittoria ottenuta proprio contro un tedesco ottenne dal dittatore un cenno di saluto ( sempre a distanza logicamente) come complimenti per il risultato raggiunto , cosa dichiarata proprio dallo stesso Jesse :

«Dopo essere sceso dal podio del vincitore, passai davanti alla tribuna d’onore per rientrare negli spogliatoi. Il Cancelliere tedesco mi fissò, si alzò e mi salutò agitando la mano. Io feci altrettanto, rispondendo al saluto. Penso che giornalisti e scrittori mostrarono cattivo gusto inventando poi un’ostilità che non ci fu affatto.»
(Jesse Owens, The Jesse Owens Story, 1970.[4])

ストックフォト | PPS画像検索システム:検索結果 | ジェシーオーウェンス AND オリンピック AND 1936 | ページ 1Jesse Owens

Quindi possiamo affermare secondo il mio punto di vista, che Jesse Owens fu uno dei primi simboli della LIBERTA’, nel mondo sportivo.

Owens sotto gli occhi del tiranno ( video estratto da You Tube).

Dopo Jesse, come possiamo non menzionare il grande Tommie Smith, protagonista della più celebre foto sportiva contro il razzismo della storia.

Tommie Smith, Peter Norman & John Carlos at The 1968 Olymp… | Flickr

https://it.wikipedia.org/wiki/Tommie_Smith

Il velocista Tommie Smith, soprannominato anche ” The Jet” , oltre alle sue grandi vittorie ottenute come velocista negli anni ’60, fece ancor più scalpore il suo gesto di protesta e libertà dei diritti umani nel 1968  alle olimpiadi  di città del Messico, al momento di salire sul podio, seguito al secondo posto dall’australiano Peter Norman e al terzo il connazionale John Carlos.

Proprio in quel momento Smith e il connazionale decisero di salirci scalzi, con un guanto nero ciascuno (datogli proprio dall’australiano che indossando anch’egli il simbolo a sostegno dei colleghi saliti sul podio ) e sollevando al cieli il pugno come simbolo del movimento per i diritti umani o meglio del ” Potere Nero”.

Momenti di libertà ( video estratto da You Tube).

Quel gesto fece cosi scalpore che i due connazionali tornati in patria, furono sospesi e cacciati dal villaggio olimpico, subendo addirittura diverse minacce di morte, fino ad essere quasi costretti a terminare la loro carriera di podisti.

Uniti per la libertà ( video estratto da You Tube).

Addirittura anche l’australiano Norman fu pesantemente contestato in patria, addirittura anche boicottato, infatti nonostante si qualifico alle Olimpiadi del ’72, ne fu comunque escluso anche se rientra nei più grandi velocisti del suo paese.

https://it.wikipedia.org/wiki/Peter_Norman

Peter Norman: la più grande e coraggiosa protesta in mondovisione - Video · Oltre.tv

In seguito al suo funerale, i due afroamericani vi parteciparono, portando il loro ultimo saluto al loro amico, diverso nel colore della pelle, ma unito e coraggioso negli ideali.

La federazione australiana, solo nel 2012 porse le scuse per l’attacco mediatico che fu fatto a Norman, evidenziando il suo coraggio quel famoso giorno.

Aux JO de 1968, deux sprinteurs noirs américains poings levés contre l'injustice - Le Parisien

Insomma, di storie di libertà ce ne sono una marea, passando dai pugili Jack Johnson https://it.wikipedia.org/wiki/Jack_Johnson_(pugile),

ed il collega Rubin Hurrican Carter entrambi incarcerati senza prove da una giuria di bianchi.

https://it.wikipedia.org/wiki/Rubin_Carter

Here Comes the Story of the Hurricane – QuilletteRubin Hurricane Carter

Fino ad arrivare nel ’66, alla prima squadra di pallacanestro a trionfare con tutti i giocatori in campo neri.

Seguita negli anni successivi, ossia nel 2016, con la sottoscritta dichiarazione del presidente degli Stati Uniti Barak Obama:

Non era mai accaduto prima e grazie a quel match (vinto) il quintetto del Texas Western College cambiò la storia dei diritti civili negli Stati Uniti.

Basket Usa, 50 anni fa Texas-Kentucky: la prima partita di Ncaa in cui una squadra schierò solo giocatori neri - Il Fatto Quotidiano

https://www.lagiornatatipo.it/texas-western/

Quindi, basta con il razzismo, proprio come ci hanno insegnato queste storie di Campioni, di Unione e di Lotta per i diritti umani di tutti.

“Parlare di fair play, di rispetto per l’avversario e di cartellino rosso al razzismo, non devono essere parole, devono essere fatti.” cit. Jose Mourinho ( allenatore calcistico)