L’incubo della preparazione atletica

Gente felice che corre corsa nel parco | Foto Premium

Avanti, quanti di voi hanno pensato ad inizio anno : Noooooooo!!! non ce la posso fare ad affrontare la preparazione!

E’ si, anche io sono sempre stato uno di quelli che quando si avvicina l’inizio della preparazione, la notte avevo già incubi (metaforicamente parlando).

Con l’arrivo di settembre iniziavamo la stagione calcistica con ben tre settimane di preparazione atletica, i giorni andavano dal Lunedi al Venerdì per due ore al giorno, vestiti in t-shirt bianca, pantaloncino e scarpe da ginnastica.

Si arrivava al campo con il massimo della puntualità, dopo abbracci, saluti, battute ed un entusiasmo pazzesco si entrava nello spogliatoio a cambiarsi, dopo un estate di stravizi avevamo tutti ben chiara  la consapevolezza di quello che ci aspettava.

Si entrava in campo felici di riprendere il nostro sport preferito e una volta che l’allenatore terminava il suo discorso d’inizio stagione, c’era sempre qualcuno che ingenuamente esclamava: Mister ma i palloni?

E lui con occhi severi, ma ricchi di esperienza rispondeva: Il pallone per il momento lo potete vedere in cartolina, e via giù subito che s’iniziava a correre per circa 20 minuti di riscaldamento nei quali si preparava il fisico per affrontare la dura sessione.

Finito il riscaldamento e terminato anche lo stretching, era il momento della suddivisione dei gruppi di lavoro, ossia le persone con le quali avresti sofferto e/o divertito insieme.

E’ si, la preparazione non era solo sofferenza, ma anche momento di aggregazione, condivisione e divertimento, in poche parole da lì partiva la stagione e da li s’iniziava a formare l’unità della squadra.

Non dimenticherò mai le tanto famose e odiate ripetute, le svolgevamo la prima settimana per  lavorare su resistenza, sul fiato ed iniziare a sciogliere le gambe, infatti queste erano le più terribili, nei quali i giri di campo che andavano svolti in una determinata tempistica, sembravano non terminare mai; a volte c’erano persone che si fermavano a vomitare fino a rischiare lo svenimento, vista anche la bisboccia che si faceva nel periodo estivo, quindi il fisico ne risentiva un pochino.

A fine allenamento, soprattutto nei primi giorni, si andava dritti a casa, dato che non ci restava un filo di energia per uscire con amici.

Nella seconda settimana si passava alla velocità, visto che  per fare gli scatti era ancora troppo presto, si lavorava sugli allunghi e il cambio di passo ( ossia partire ad un ritmo blando per andare lentamente ad aumentarlo sostanzialmente su distanze differenti) e veniva definita come “La piramide”, o meglio, odiata piramide, viste le diverse distanze crescenti e decrescenti da raggiungere.

Infine, arrivava la terza settimana, dove si andava a correre al parco ed affrontare lunghe ripide salite e discese ( ottimo luogo dove qualcuno cercava  senza successo di nascondersi dietro qualche cespuglio), per poi terminare l’allenamento a salire sui famosi gradoni per potenziare le gambe.

Al termine di queste 3 settimane nella squadra restavano i superstiti, quindi solo le persone che insieme a te avevano affrontato la dura prova senza tirarsi indietro, infatti come in tutte le preparazioni ( almeno in quelle calcistiche) alcuni mollano, s’inizia in 32-34 persone e si conclude di solito in 22-24 persone.

Noi la chiamavamo selezione naturale, infatti chi mollava erano di solito i lamentosi, gli svogliati oppure chi si sentiva un fenomeno, sottovalutando tutto il sacrificio che c’è dietro per poter fronteggiare una competizione.

Ecco, come ho detto prima, nella preparazione si formava anche il gruppo, perché sapevamo che se insieme avevamo condiviso queste fatiche, allora potevamo essere uniti come una vera squadra in campo.

Ora non so ognuno di voi come ha vissuto le sue esperienze, ma posso dire che al termine della preparazione ci sentivamo potenziati, acquisivamo delle doti atletiche fantastiche che ci portavamo dietro tutto l’anno, inoltre eravamo legati l’un l’altro da un forte spirito di squadra.

Infatti la preparazione atletica serve proprio a questo, a disporre un atleta nella miglior condizione fisica e psicologica in previsione di affrontare grandi sforzi atletici ( come potete leggere nel link seguente  https://www.dottori.it/salute/preparazione-atletica-applicazioni-benefici-controindicazioni#:~:text=La%20preparazione%20atletica%20serve%20a,gli%20aspetti%20bioenergetici%20e%20biomeccanici.                               )  o tradotto in modo più tecnico: La preparazione atletica serve a sviluppare le qualità fisiche (velocità, forza muscolare, potenza, resistenza) tenendo conto dell’aspetto psicologico, elemento determinante per completare in maniera efficace gli aspetti bioenergetici e biomeccanici.
Infatti, è condizione essenziale per lo sportivo integrare la preparazione atletica in modo che essa diventi una parte indispensabile dell’allenamento, personalizzandola nel modo più preciso possibile in relazione al tipo di sport praticato.

Dove si può trovare un buon allenamento calisthenics a Roma?

Ai giorni d’oggi, come tutte le cose, anche la preparazione fisica sta cambiando, o meglio si sta evolvendo verso nuove visioni e adattamento alla tipologia di sport.

Infatti, prima c’era la cultura a formare e preparare fisicamente l’atleta indistintamente dallo sport praticato, cosa in seguito giudicata non corretta, perché un tipo di esercizio deve essere abbinato ad un fine specifico, ad esempio un allenamento mirato a fare salti per migliorare l’elevazione è molto diverso da un esercizio dove bisogna saltare per colpire un pallone.

Uno dei primi precursori di questa rivoluzione, fu l’olandese  “Johan Cruyff”, ex campione di calcio e in seguito grande allenatore, il  quale con i suoi tanti successi in entrambi i ruoli, iniziò a mettere il dubbio nella mente di chi non voleva affatto accettare il fatto che ogni sport a una preparazione specifica per quello che si dovrà svolgere.

https://it.wikipedia.org/wiki/Johan_Cruijff

Johan Cruijff - Wikiquote

Infatti fu il primo a dire ” Molte squadre perdono perché corrono troppo”.

“Tutti gli allenatori parlano di movimento, di correre molto. Io dico che non è necessario correre tanto. Il calcio è uno sport che si gioca col cervello. Devi essere al posto giusto al momento giusto, né troppo presto né troppo tardi” cit. Johan Cruyff

Egli portò una grande rivoluzione rivoluzione nelle metodologie di allenamento, in primis iniziò a delegare ad ogni settore un professionista del settore, ad esempio, prima era l’allenatore che svolgeva sedute atletiche, tattiche, gestionali ed organizzative; invece lui ad ogni settore scelse di dare in ogni settore un professionista in materia.

Subito dopo inizio a imporre l’idea che gli allenamenti dovevano svolgersi con l’obiettivo di formare un piano di allenamento mirato al calciatore, con allenamenti specifici per colpire il pallone, correre per recuperare, attendere il momento giusto per scattare, movimenti tecnici per dribblare e cosi via.

Con questa nuova tipologia di mentalità Johan riuscì a portare alla ribalta squadre come Ajax e Barcellona verso grandi cicli di vittorie dopo periodi deludenti.

Consiglio vivamente di leggere il suo libro, dove spiega nei dettaglia la sua visione e le sue metodologie, libro che personalmente ho letto con grande  entusiasmo ed interesse.

Autobiografia di Johan Cruyff  La mia rivoluzione editore: Bompiani

https://www.bompiani.it/catalogo/la-mia-rivoluzione-9788845295744

Diversi sono ancor oggi allenatori e preparatori che seguono il modello di allenamento dell’olandese volante ( soprannome di Cruyff da calciatore), come ad esempio il preparatore atletico del Barcellona, ossia “Paco Seirulo”.

Infatti Seirulo, non solo a continuato a seguire gli stessi passi del rivoluzionario Johan, ma anche cercato di evolverne i concetti, criticando di molto le faticosissime sessioni di allenamento dei Club di inizio anno, sottolineando, come secondo lui sia impensabile che quel carico di lavoro sia utile per una stagione intera.

“La preparazione estiva è la più grave. Penso che sia impossibile che
l’allenamento di un mese riempa il serbatoio di un giocatore per la stagione. Impossibile. E gli
allenatori devono ossessionare i giocatori dando troppa importanza alla preparazione estiva. Fare
allenamenti doppi o tripli per due settimane non è un bene per i giocatori. Si ottiene solo di affaticarli e lo
sconteranno nelle prime cinque partite di campionato. Per me è giusto prepararsi per la prima
partita. Esclusivamente. E poi per la seconda … e così via. Non è possibile effettuare una preparazione
anticipata di due settimane in tre turni senza toccare il pallone. Pregiudica l’atleta e non è utile.” cit. Paco Seirulo

Per entrare ancor più nella sua visione e analizzare il concetto, invito a leggere le teorie del preparatore in questione, il quale anche lui, con i suoi metodi a vissuto stagioni di grande successo con i Blue-grana e qui di seguito ne spiega la preparazione.

https://www.metodobertele.it/benessere/wp-content/uploads/2017/11/ARTICOLO-Bar%C3%A7a.pdf

Personalmente nella mio passato ho trovato sempre utile la preparazione vecchio stampo, mi sentivo più forte, più agile e mentalmente più preparato a grandi sforzi.

Ad esempio per alcuni anni ho praticato le arti marziali( mondo assai lontano da quello calcistico), le quali mi hanno dato un elasticità nei movimenti che mi hanno avvantaggiato molto in tante situazioni di movimento in campo e allo stesso tempo i vecchi e ormai abbandonati giri di campo, erano faticosi, ma estremamente aggregativi; quindi a mio semplice avviso, penso sia importante e fondamentale evolversi, ma allo stesso tempo pescare dal passato cosa è stato utile e di aiuto.

Il connubio tra presente e passato è anche la metodologia che sta cercando di applicare la FIGC ( Federazione Italiana Giuoco Calcio) nei settori giovanili e dilettantistici,  anche se a mio personalissimo avviso, (tramite la mia esperienza da giocatore dilettantistico, allenatore e i corsi frequentati), al momento non trovo molto funzionale  il come si stia applicando, i principi base dalla quale è partita questa innovazione e i risultati qual ora ci fossero troppo a lungo termine per uno status cosi differente dal passato; Però questo è un altro tema che magari affronteremo insieme in un altro articolo visto le tante insenature da approfondire.

“Johan Cruijff? Io ero un giocatore di talento ma non capivo nulla di calcio. Lui ci ha aperto un mondo affascinante, un film che abbiamo interiorizzato.” cit. Pep Guardiola ( ex calciatore – oggi allenatore di calcio di fama mondiale)